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I RECESSI DEL CUORE

I RECESSI DEL CUORE

“Chi conosce i suoi errori? Purificami da quelli che mi sono occulti” (Salmo 19:12)

Davide percepiva, in maniera indistinta e velata, quello che per noi è rivelato in modo meraviglioso in tutta la vita del Signore Gesù: Dio era pronto ad aiutarlo e a salvarlo. La giustizia, la sapienza e la potenza del Signore erano pienamente disponibili in vista della sua liberazione. Dobbiamo avere in noi questa ferma convinzione, quasi si tratti di una perdurante aurora che annuncia una nuova vita: Dio non è contro di noi, ma per noi: semmai è contro i nostri peccati. Gesù è venuto non per condannarci, ma affinché potessimo essere salvati tramite la Sua opera redentrice. Il Signore è l’Iddio della nostra salvezza. “Iddio riconciliava con sé il mondo in Cristo” (II Cor. 5:19). Egli non schiera contro di noi la Sua potenza, ma viene per liberarci dalle mani dei nostri nemici, affinché “lo serviamo senza paura, in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita” (Luca 1:74, 75 – Vers. N.R.). Pensiamo al nostro Dio, lasciamoci incoraggiare e fortificare dalla consapevolezza che Egli viene per la nostra salvezza. In cielo, nell’abbagliante splendore, o in tutta la creazione, varia e stupefacente, non esiste meraviglia o gloria simile a quella del Calvario. Persino gli angeli si sporgono dalle balaustre celesti per leggere il cuore di Dio nel mistero del nostro Redentore crocifisso. Soffermiamoci con adorazione su tutto questo, fino a quando il cuore non si sarà infiammato. L’eterno Padre ha donato il Suo amato Figlio per purificarmi dal peccato. Per la mia salvezza l’unigenito Figlio di Dio ha deposto la propria vita. Per cacciare il male che è in me, mi è stato donato lo Spirito Santo che ha preso dimora nel mio cuore. Non abbiamo bisogno di scappare tremanti davanti a Dio, né di cercare di mascherare o di nascondere i nostri peccati. Possiamo invece andare a Lui, gettarci ai Suoi piedi e affidarci al Suo potente aiuto. Possiamo permettere a quegli occhi santi di investigare nei più bui recessi del cuore, rivolgendoci a Lui con la supplica fiduciosa: “Purificami dagli errori che mi sono occulti!”.
Chiese Cristiane Evangeliche – Assemblee di Dio in Italia

Dio non sbaglia mai…

Se le vie del signore mi sembrano stranamente oscure e difficili e se i miei desideri affondano nel silenzio del mare anche se la giornata che mi ha portato solo dolore e sofferenza passa con tristezza allora proprio in quel momento voglio ricordare che : DIO NON SBAGLIA MAI!!!

 

Quando i pensieri di Dio sono troppo altri e la Sua grazie sembra a me lontana;

Quando tutti i sostegni della mia vita iniziano a vacillare e mi manca la forza e la pazienza;

Quando il mio sguardo non trova piu una meta e le mie lacrime sono tante c’è sempre una scintilla di fede che mi dici: DIO NON SBAGLIA MAI!!!

 
Quando il mio cuore è disperato davanti a domande senza risposte e dell’amore di Dio voglio persino dubitare xkè in me si eleva l’incredulità allora posso rimettere tutto il mio stanco bramare nelle mani di Dio e con lacrime posso proclamare che DIO NON SBAGLIA MAI!!!

 

Perciò stai calmo, o cuore mio e lascia passare le cose terrene e passeggere vedrai un giorno su nel cielo che le vie che Lui ha guidato erano buone e anche se dovresti perdere ciò che hai di più prezioso si anche se dovresti passare per giorni tristi ed oscuri tieniti forte a queste sagge parole : DIO NON SBAGLIA MAI ED è SEMPRE ACCANTO A TE…

Preghiera segreta

PREGHIERA SEGRETA

“Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, e serratone l’uscio fa’ orazione al Padre tuo che è nel segreto” (Matteo 6:6)

Una delle cose più importanti che possiamo fare è pregare. Nessun’altra attività influenza in maniera così profonda la nostra vita. Dovremmo pertanto imparare a pregare bene, in modo da essere sicuri della risposta. Dovremmo pertanto essere desiderosi di ricevere anche il più piccolo insegnamento concernente la preghiera. Nella parola di oggi abbiamo uno degli insegnamenti più chiari e più significativi sull’atteggiamento e sulla natura della preghiera. Gesù non sta parlando della preghiera pubblica, ma di quella personale, quando un figlio di Dio vuole parlare al Padre delle proprie faccende e gettare ai Suoi piedi i propri pesi. La presenza di altri intorno a noi può disturbare i nostri pensieri e limitare la nostra libertà. Dobbiamo quindi andare nella nostra cameretta e chiudere la porta. Il termine “serrare l’uscio” è significativo sotto molti aspetti, infatti vuol dire lasciare il mondo all’esterno. Ci mette al sicuro da ogni interruzione. Bisogna serrare fuori i pensieri, le preoccupazioni e le distrazioni, proprio come facciamo con le presenze mondane. Serrare l’uscio significa anche chiudere noi all’interno, ed anche questo è importante. Ci chiude da soli con Dio. Nessun occhio tranne il Suo ci vede mentre ci inchiniamo nel segreto. Nessun orecchio tranne il Suo ci sente mentre esterniamo i sentimenti e i desideri del nostro cuore. In questo modo comprendiamo che dobbiamo avere a che fare soltanto con Dio, che solamente Lui ci può aiutare. Mentre siamo chiusi da soli con Dio, siamo anche chiusi vicino a Dio. C’è un orecchio che ci ascolta, anche se non riusciamo a vedere alcuna presenza, ed è l’orecchio del nostro Padre celeste. Tutto questo ci dà la sicurezza di un’amorevole attenzione soprannaturale, ed anche di una pronta e benigna risposta.
© – 1988 Assemblee di Dio in Italia

Il centro del nostro essere

IL CENTRO DEL NOSTRO ESSERE

“…Gesù cominciò prima di tutto a dire ai suoi discepoli: Guardatevi dal lievito de’ Farisei…” (Luca 12:1)

Un giorno un re volle riguardare i conti con i propri servitori. Gli fu presentato un servo che era debitore di diecimila talenti – una somma che nessuno avrebbe mai potuto pagare – e il re comandò che fosse venduto lui, la moglie, i figli e tutto ciò che possedeva. Il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti e implorò la sua pietà. Il re fu mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito dalla presenza del sovrano, quel servo trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari: afferratolo, voleva strangolarlo, esigendo da lui il pagamento del suo debito. Invano quel conservo lo pregò di avere pazienza con lui, perché presto lo avrebbe pagato. L’altro non volle ascoltare: anzi, andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito. Gli abitanti della città, veduto il fatto, ne furono molto rattristati, e andarono a riferire l’accaduto al re. Questi, indignato, lo fece chiamare e gli disse: “Malvagio servitore, io t’ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti: non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, com’ebbi anch’io pietà di te?”. Il re, adirato, lo diede in mano agli aguzzini. A questo punto della vicenda, il Vangelo dice: “Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello”. Non intendo fare del perdono che ho ricevuto l’unica base della mia liberazione personale. È assai più di questo, altrimenti, è meno di niente. Esso è la potenza di Dio, la quale mi spinge e mi sollecita ad essere simile a Dio. Sono stato perdonato perché io possa perdonare: ho ricevuto pietà affinché possa essere misericordioso con gli altri. La salvezza non è solo una via di scampo dall’inferno, ma anche, e soprattutto, dall’egoismo, dalla durezza del cuore e dalla mancanza di amore fraterno. Fate attenzione, e guardatevi dal lievito dei farisei! Qual è il rimedio? Non consiste nel dichiararsi colpevoli di ogni cosa e lamentarsi. Esiste un fariseismo che esalta il peggio di sé: quello della “creatura povera e mal ridotta”, che spende il proprio tempo a brontolare, a battere i pugni sul tavolo e a soffrire la fame. In questo modo intensifica la consapevolezza del proprio io, che si rafforza sempre più, nonostante ogni sforzo per vincerlo. Il solo rimedio è sfuggire al nostro io rifugiandoci in Gesù Cristo. Allora il Signore diventerà sempre più il centro del nostro essere, la parte migliore, nuova, che vive in noi.
© – 1988 Assemblee di Dio in Italia

… Con tutto il tuo cuore

… CON TUTTO IL TUO CUORE

“…Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua, e con tutta la forza tua, e con tutta la mente tua…” (Luca 10:27)

Poniamo questo insegnamento dinanzi a noi nella sua grandezza. Si tratta di un comandamento. Non pensare che esso sia un privilegio per pochi eletti: per la maggioranza di noi esso è un traguardo assolutamente alla nostra portata. Questa è la legge del Signore, e in virtù di essa noi siamo già giudicati. È una legge che si estende al nostro passato: è il principio in base al quale ogni scopo e ogni desiderio, ciascuna parola e azione sono misurati attentamente. Questo è il primo e il più importante comandamento. Non allontanarlo da te come qualcosa di irrealizzabile e di irraggiungibile. Non cercare di ridurlo o di ridimensionarlo, impoverendolo e privandolo del suo significato. Esso risplende nella potenza della sua autorità, e si rivolge a ciascuno di noi. “Ama”: è un ordine che reclama per il Signore la parte più intima del nostro essere. “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore”: esige per Lui ogni desiderio e ogni diletto. “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua”. Il comandamento domanda che ogni cosa dentro di noi sia dedicata a Dio, e che a Lui sia subordinata ogni forza e ogni facoltà della nostra natura. Dio è Amore assoluto: Egli desidera che i nostri cuori Lo cerchino con un desiderio fervente. Questo significa che ci attardiamo alla Sua presenza con immenso piacere. Vuol dire che troviamo la nostra gioia più sincera, più pura e totale nel piacerGli, e che stimiamo la Sua benignità più della vita stessa. Questa è la richiesta insistente che il nostro Signore rivolge a ognuno di noi. Pensiamo all’estendersi di questo comandamento alla nostra intera esistenza, a tutte le attività quotidiane, a casa, sul lavoro, nel tempo libero, ovunque e in ogni circostanza, anche in quei giorni di indifferenza, quando eravamo troppo duri per ascoltare la voce di Dio che ci chiamava. Consideriamo l’amore immenso da cui procede questo comandamento, che spesso riceve, per tutta risposta, il nostro misero formalismo, un’adorazione priva di sentimento, la nostra trascuratezza e la nostra fredda indifferenza. Le esigenze del Signore non mutano: tutto quello che ci viene chiesto e la sola cosa che, probabilmente, siamo in grado di compiere è: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore”.
© – 1988 Assemblee di Dio in Italia

Le stanze del cuore di Dio

LE STANZE DEL CUORE DI DIO

“Come un padre è pietoso verso i suoi figliuoli, così è pietoso l’Eterno verso quelli che lo temono” (Salmo 103:13)

Consideriamo la meraviglia della relazione che lega un padre a un figlio. Riflettiamo sulla forza e, insieme, sulla debolezza che caratterizza questo legame: la debolezza ha in sé un forte richiamo sulla forza, e quest’ultima è sempre a disposizione della debolezza. L’abbondanza e la privazione connotano questo vincolo: la privazione guarda all’abbondanza come a qualcosa che gli appartiene, mentre la dovizia prende piacere nell’offrirsi laddove c’è penuria. Il nobile padrone di casa, servito da personale qualificato, possiede mani abili al proprio servizio: artisti che decorano la propria casa, letterati che arricchiscono e illuminano la propria cultura, servi che si occupano del giardino e della sicurezza personale. Nella stessa casa c’è un bambino: egli non ha alcuna capacità, non è in grado di offrire alcun servizio, non può procurare alcun guadagno, non può aggiungere nulla alla grandezza o alla ricchezza del padrone … eppure egli è per il padre diecimila volte più importante di tutti i servitori e di tutto ciò che essi possono compiere. Anima mia, volgi lo sguardo in direzione del tuo Padre celeste! Appropriati di questa gloriosa verità! “Vedete di quale amore ci è stato largo il Padre, dandoci d’esser chiamati figliuoli di Dio! E tali siamo” (I Giov. 3:1). Tu che sei debole, non puoi portare nulla per essere accettato. Tu che sei inesperto o povero, non puoi aggiungere alcunché alla Sua maestà e grandezza. Quale tenero e compassionevole amore è quello che ti lega per sempre al Suo cuore! Il padrone si muove tra i servi. Essi conoscono le sue capacità e le sue virtù. Il piccolo bambino, dall’altro lato, è all’oscuro di tutto. Proprio perché è piccolo e debole, egli possiede una chiave che è in grado di dischiudere le stanze del cuore del padre, che sono accessi sbarrati per chiunque altro. Il piccolo può ispirare piani e suggerire obiettivi che in precedenza non si erano mai affacciati alla mente del padre. Il bimbo attira una cura premurosa, un amore tenero, una pazienza e una compassione del tutto inimmaginabili. Anima mia, non pensare di non poter conoscere Dio a motivo dei tuoi limiti! La tua debolezza è una rivelazione: il tuo bisogno e la tua incapacità sono l’opportunità di conoscerLo secondo modalità precluse ai forti e ai potenti.
© – 1988 Assemblee di Dio in Italia

Le Meditazioni di eVangelo

“Per la durezza del vostro cuore…”

Mr 10:1-12 L’argomento del divorzio ha suscitato interesse e questioni insolute in ogni epoca. La società nel corso dei secoli assunto atteggiamenti diversi ed ha prodotto soluzioni quanto mai differenti. Al tempo del Signore gli Ebrei tentavano di risolvere il problema argomentando che la loro vetusta tradizione, risalente a Mosè, massima autorità religiosa, consentiva il divo! rzio. Gesù però elimina tutta la loro sicurezza con due affermazioni che rimangono ancora oggi il fondamento dell’interpretazione cristiana sull’argomento. Innanzitutto agli esordi della rivelazione biblica “…non era così” (1). Gesù riafferma l’istituzione del matrimonio, proponendola come una realtà duratura, un rapporto indissolubile tra i coniugi che dinanzi a Dio esprimono la propria libera volontà di vivere insieme concordemente in funzione di un reciproco aiuto. In secodo luogo il principio della tradizione mosaica trova fondamento in una realtà incontroversibile: “la durezza del cuore”. Questa concessione traeva origine dall’indifferenza che uccide tutti i migliori sentimenti dell’individuo facendo dimenticare quanto di più puro, bello e prezioso c’è nella vita: l’amore vero espresso con una promessa indissolubile davanti a Dio. Ancora oggi, in un mondo in cui “la durezza del cuore” sem¬bra imporsi in modo crescente, si cercano maldestramente soluzioni religiose o lai! che ai problemi matrimoniali. 1 coniugi che vedono in pericolo la loro vita familiare dovrebbero invece esaminare il proprio cuore dinanzi a Dio. Egli è stato testimone della loro promessa di fedeltà, qualunque sia stata la forma di celebrazione del matrimonio, e solo confessando le proprie colpe si potrà ritrovare ai piedi di Gesù quel sentimento che “la durezza del cuore” ha distrutto ed annientato. 1) Mt 19:8

Dio ti benedica!

A chi assomigli? (salmo 17)

A CHI ASSOMIGLI?  (SALMO 17)

Agli inizi della sua carriera, un famoso lanciatore di baseball era solito raccontare un aneddoto che lo aveva colpito molto quando, in un periodo particolare della sua vita, si trovò a lottare per uscire fuori dalla droga. Un giovane padre stava comodamente seduto in poltrona, cercando di leggere il giornale, ma la bambina lo assilava perchè voleva giocare con lui. Dispiacendosi per essere stato interrotto, ma non volendo urtare i sentimenti della sua piccola, strappò da una pagina del giornale una grande figura del mondo. La ridusse in tanti piccoli pezzi, poi, rivolto alla bambina, le disse: “Appena avrai ricomposto la figura giocheremo insieme”. Dopo alcuni minuti di silenzio la bambina ritornò dal papà con la figura intatta. “Come hai fatto a ricomporla così in fretta?”, le chiese il padre. “Facile”, rispose la bimba, “dall’altra parte del mondo c’era la figura di un uomo. Ho messo insieme l’uomo, e ogni pezzo del mondo è andato al suo posto”.

Avere fiducia in sè stessi (vv. 1-5)

Quando Davide scrisse il Salmo 17, a differenza del nostro atleta egli non aveva problemi di controllo sulla propria vita o di abuso di sostanze stupefacenti. Prima dei suoi fallimenti personali, Davide presentava a Dio sè stesso come un uomo i cui problemi nella vita erano interamente colpa di qualcun altro (vv. 6-14). Davide, sicuro di sè, è tranquillo di fronte all’esame di Dio: “Tu hai scrutato il mio cuore … e non hai rinvenuto nulla…” (v. 3). Forse leggendo questo salmo non puoi identificarti con ciò che stiamo dicendo. Forse dirai: “Quello non sono io. Sono ben lontano dall’essere perfetto. Non assomiglio proprio alla persona descritta”. Fatti animo. Soltanto Uno è stato capace di elevare onestamente una preghiera simile a quella contenuta nel Salmo 17 durante tutti i giorni della Sua vita: il nostro Signore Gesù Cristo, che è vissuto senza peccato. Sebbene non siamo in grado di identificarci con l’atteggiamento di purezza di Davide, possiamo però immedesimarci nelle circostanze minacciose che egli dovette affrontare: “… dai miei mortali nemici che mi circondano” (v. 9). Sei stato trattato duramente (v. 10) o qualcuno, come “… un leone che brama lacerare…”(v. 12), ti ha usato per i propri scopi piuttosto che dimostrarti affetto e premura? Quando Davide scrisse questo salmo, egli non aveva alcuna certezza di poter risolvere i propri problemi esterni, mentre era certo di aver bisogno dell’aiuto di Dio per appianarli (v. 4). All’epoca in cui scrisse il Salmo 51, Davide si rese conto – dopo aver commesso il suo più grande peccato mortale – di non avere risposta neanche ai suoi problemi interiori; capì che Dio è l’unica risorsa, la sola fonte cui attingere per l’aiuto e per il perdono. La tua vita è ridotta in brandelli? Ti senti forse sparpagliato in tanti pezzi che giacciono disseminati sul pavimento dell’esistenza? Come vuoi ricomporli? Con l’aiuto di Dio o con l’aiuto degli uomini? Il segreto sta nel non guardare al nostro mondo in pezzi, ma alla Persona di Gesù. Prendi in prestito la richiesta fatta da Davide in questo salmo, e falla tua.

“Signore, ascoltami” (v.6)

Racconta al Signore quello che ti sta accadendo. Chiedi il Suo aiuto. Dio vuole “dare ascolto” alla tua preghiera. Non essere riluttante, vergognoso o imbarazzato nel rivolgerti a Lui. Egli non sprezza un cuore rotto e contrito (cfr. Salmo 51:17).

“Signore, salvami” (v. 7)

Davide chiede a Dio: “Spiega le meraviglie della tua bontà”. Morendo sulla croce, Gesù ci ha dimostrato l’estensione dell’amore di Dio per noi (cfr. Romani 5:6-8).

“Signore, preservami”(v. 8)

Davide prega: “Preservami come la pupilla dell’occhio; nascondimi all’ombra delle tue ali” (v. 8). Quando guardo nella pupilla di un altro vedo in miniatura il riflesso di me stesso, perciò, ogni sguardo che rivolgo al Signore mi ricorda che io sono nel Suo campo visivo.

A chi assomigli? Su cosa è poggiata la tua attenzione: sulla tua vita privata ridotta a pezzi o sulla Persona che ha l’autorità di rimettere insieme il tutto? Davide affermava: “… Quanto a me, per la mia giustizia, contemplerò la tua faccia, mi sazierò, al mio risveglio, della tua sembianza”(v. 15). Se manteniamo costante il nostro sguardo su Gesù cominceremo ad assomigliarGli. Noi siamo la pupilla dell’occhio Suo; facciamo in modo che Egli lo sia del nostro.

(un Salmo per Oggi di George O. Wood)

Io sto alla porta….

IO STO ALLA PORTA….

Apocalisse 3:20 Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.

Il Signore non esorta soltanto a pentimento; fa di più, si accosta ad ogni individuo e cerca di entrar nel suo cuore; si presenta perciò umilmente alla porta del cuore e picchia: picchia con gli inviti della sua Parola e del suo Spirito, picchia anche con le sue riprensioni facendo appello alla libertà, alla responsabilità, alla sete di pace e di felicità di ogni persona. Se uno presta ascolto alla voce di Cristo e lo accoglie con fede come Salvatore ed amico, egli gusta le gioie della comunione personale col Signore. Queste gioie sono rappresentate qui dal cenare insieme, il che, specialmente, in Oriente, è segno d’amicizia. Dio vi benedica.